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Campionato internazionale di arrampicata, Regensburg novembre 2014

Campionato internazionale di arrampicata per le Guide, Regensburg 7 e 8 novembre 2014

Il report di Andrea Sarchi, Presidente della CTN, sul Campionato internazionale di arrampicata che si é svolto a Regensburg

Alle Guide alpine Italiane:

Voi non avete voluto partecipare a questo importante evento internazionale.

Avete avuto molte cose da fare, importanti, utili e remunerative. Ma io ve lo voglio raccontare per farvi venire la voglia.

 

Siamo partiti venerdì molto prima dell’alba, io, mio figlio Dario, mia moglie Sylvia, Naike del Conagai e Luna la mascotte delle Guide alla volta di Regensburg, cittadina di forte tradizione storica e culturale vicino al Frankenjura.

Nonostante il viaggio fosse molto lungo contavo sul fatto che appena superato il confine con la Germania avrei potuto liberare tutti i cavalli fermi nei box da troppo tempo (limiti di velocità e scarso punteggio della patente) della mia schwartzi (BMW nera) e perciò recuperare minuti preziosi per essere puntuali all’inizio delle qualificazioni.

All’ora di pranzo puntualissimi facciamo il nostro ingresso alla kletterhall di Regensburg. È una sala di arrampicata con pareti alte fino a dodici metri, non grandissima ma giusta per questo tipo di manifestazione. Diciotto sono le vie che dovremmo percorrere in queste due giornate, dal cinquea al settebpiù per sperare di entrare in finale. C’è ne è abbastanza per sfondarsi.

Siamo un po’ intimiditi da questa forte presenza teutonica: occhi azzurri, biondi, alti e con avambracci che scoppiano. Fortunatamente ci sono anche cinque slovacchi con delle facce da alpinisti un po’ randagi e selvatici. Mi sono subito simpatici, mi presento e li voglio fotografare tutti assieme.

Partiamo sui tiri più facili, io, Dario e Sylvia. Improvvisamente si avvicina a noi un tipo alto, con un po’ di barba e una faccia che mi sembra di avere già visto. “Siete italiani? Ah, ma tu sei il Sarchi! Ti ricordi?”. Gli dico di sì ma non è vero, non mi ricordo mai niente io, la memoria non è certo tra i miei punti di forza, “si, dai ci siamo incontrati qualche volta, ho partecipato al trofeo Borghetti a Cividade Camuno e a Massone”.

Mi consolo, parliamo di quasi venti anni fa, Dario che ora quasi mi supera di due spanne a malapena mi arrivava alle ginocchia. Si chiama Roberto è di Trento e spesso vive a Molveno, fa la guida, un po’ di tutto sci, arrampicata, ghiaccio e disgaggi.

Io e Dario continuiamo assieme, Roberto si lega con Sylvia e salgono con calma serafica tutti i tiri di grado cinque. Io e Dario invece alziamo subito il livello e proviamo un tiro di seib. Quasi in catena mi scivola un piede e frac sono appeso alla corda. Va bene, va bene, mi do per vinto e come di incanto mi passa quel subdolo nervosismo che non riuscivo a controllare. Continuiamo sul seibpiù, con un po’ di fatica, ma ok, seicpiù parto convinto ma è un legno, tecnico e strapiombante e poi le prese sono pure nere. Poco sopra la metà, pieno di acido lattico cado ma so di avere fatto il possibile. Dario subisce lo stesso destino.

Poi con calma arriva Roberto con quel mezzo sorriso sornione non ho ancora capito se scala, se va oppure no. Parte sul seicpiù e con estrema scioltezza in men che non si dica butta la corda nel moschettone di calata e scende.

"Ma santo cielo non l’hai neanche vista! “,

Sorriso.

“Ma allora sei forte! Dai, coraggio che cerchiamo di tenere alta la bandiera delle Guide alpine italiane” 

"ci sono anche Cristoph e Norbert che sono italiani”

“si, peccato che nella lista dei partecipanti c’è scritto Süd Tirol, dai, forza, diamoci da fare”

Provo il seic, mi incasino su un passaggio e in automatico mi si apre il rubinetto dell’acido lattico. Non cado per qualche misteriosa legge della fisica e continuo mettendo in campo tutta l’esperienza accumulata in anni di rimpiattino con la gravità. Arrivo abbastanza alto e di colpo le dita mi si aprono. Partita chiusa. Dario comincia a essere stanco e cade ancora prima. Roberto ci prova con il setteapiù ma sbaglia fin dall’inizio e dopo un duro scontro con quelle tacche schifose e storte, alza bandiera bianca. Sylvia parte per il seibpiù ma si vede lontano un miglio che si dà per vinta già prima di partire e la gravità impietosa non risparmia neppure lei.

La campanella di fine giornata sta per suonare ed io mi butto sul settea abbastanza carico ma con l’avambraccio al quanto mortificato. Nel culmine dello strapiombo ho due scelte o provare a moschettonare o forzare il passaggio fregandomene dell’ultimo rinvio che si allontana dalla visuale. Non faccio né l’uno né l’altro e cado, così, con semplicità. Dario fa un tiro facile e rimanda tutto a domani. Roberto, il nostro uomo di punta, si spara il settec e per il signore delle nude rocce e degli eterni ghiacciai arriva proprio in alto. Sul finale gli facciamo un tifo a squarcia gola ma cade ad un soffio dalla fine.

La campana suona e non ci resta che portarci al bancone del kletterbar e scolarci tutta di un fiato una schiumosa weiss bier. A cena in un tipico locale bavarese mi siedo vicino alle simpatiche e graziose segretarie del collegio delle guide alpine tedesche. Mi faccio raccontare tutti i segreti delle Guide germaniche. La mattina seguente tutto è ovattato ed immerso in una candida e soffice nebbia. Facciamo una lunga colazione al tavolo con gli slovacchi che mi raccontano le loro storie. Igor è il nuovo presidente delle Guide slovacche, è giovane ed ha un’espressione molto accattivante. Tra di loro c’è anche Palo Packo, uno smilzo quarantenne che ho visto arrampicare fino al settec senza fare neanche una piega. Alle dieci in punto suona la campanella e si riprende a scalare. Quelli forti iniziano scialli, loro i tiri duri li hanno già fatti ieri, mentre noi mortali ci mancano quasi tutti i sette (a+, b, b+, c, c+) e se ieri ci siamo sfondati, oggi andiamo al macero! Io inizio con tre tiri di riscaldamento e Dario mi segue. Roberto e Sylvia si scaldano e si buttano sui rispettivi limiti. Una sul seia e seibi, l’altro sul seic, settebpiù, settecpiù, sempre con grande energia e ottimi risultati. Dario sale molto alto sul settea e mi supera, sono contento che riesca a superare il suo vecchio.

Il popolo degli arrampicatori durante la giornata di ieri ha socializzato ed oggi quando qualcuno prova il tiro duro, tutti con il naso all’in su schiamazzano con tifo da stadio. Con Dario ormai lottiamo a colpi di rinvii raggiunti, io lo supero sul setteapiù ma poi sbaglio clamorosamente il settec e mi risupera. Sul setteb siamo lì tutti e due ci giochiamo le ultimissime cartucce sulla via con le prese verdi, un settebpiù, riesco a fare qualche moschettonaggio e con il serbatoio in riserva lampeggiante arrivo sotto il tettino con passo complesso. Mi vedo spacciato ma all’ultimo secondo trovo un incastro di ginocchio cheho visto fare a Roberto poco fa. Fantastico, riesco a mollare tutte e due le mani e un po’ di ossigeno ristabilisce i collegamenti interni, riparto, due passi, un moschettonaggio, lancetto senza chances e improvvisamente piedi nel vuoto e corda tesa. Dario, incurante dei diritti di autore, mi imita e arriva dove sono arrivato io. Suona la campana della fine e calcoliamo con il telefonino il ns punteggio: mi ha battuto di 50 punti.

È forse finita un’epoca?

Dopo mezz’ora di lavoro delle segretarie tedesche e della Naike, lo speaker annuncia i finalisti e inizia lo show: uno alla volta escono i top climber.

Matthias Schiestl giovane guida austriaca dello Zillertal, che considero di un livello tecnico decisamente superiore,  sul passo duro mette il piede su una presa sbagliata (poteva essere tolta) e la sua gara finisce sul passo chiave che ha respinto anche tutti gli altri. Apprezzo  moltissimo anche Heike Schmitt…Generalità non italiane ma corre per noi. Tra le donne vince lei, tra gli uomini Behnke Florian. Grande festa finale con tavole e panche da campo. Buffet e birra che scorre senza freni, così si concludono queste entusiasmanti giornate.

L’anno prossimo la gara sarà in Svizzera e la squadra italiana dovrà essere più nutrita ne sono certo.

Andrea Sarchi Presidente CTN

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