Il Grande Nord delle Isole Svalbard: quattro prime discese estreme per Colli, Poli e Askvik-Jorgensen
LONGYERABYEN, Svalbard — Tre amici al Circolo Polare Artico, 79°-80° latitudine nord, alla ricerca di nuove linee e nuovi couloir mai sciati prima. Questa la spedizione alle Svalbard degli italiani Giovanni Poli, Guida Alpina e conoscitore del Polo Nord, e Federico Colli, maestro di sci ed esperto di sci estremo, e del norvegese Olav Askvik-Jorgensen, specializzato in orienteering e ski tour. I tre hanno aperto due nuove linee di discesa su due pareti inviolate con gli sci e a hanno trovato due ripidi couloir mai sciati prima.
La zona in cui si sono mossi i tre alpinisti e sciatori è quella del gruppo degli Atomfjellet. Qui hanno individuato, tra le diverse possibili, le loro linee di discesa: quattro di queste sono state sciate per la prima volta da Colli, Poli e Askvik-Jorgensen. Di seguito riportiamo le foto e il racconto dei protagonisti.
“Atomfjellet. È una zona montagnosa e molto alpina, che si raggiunge con trasporto in motoslitta di circa 5 ore sul ghiacciaio nella parte nord delle isole (Spitsbergen), con partenza da Longyerabyen, ultimo avamposto abitato prima dei ghiacci perenni. Campo base sul ghiacciaio a circa 900 metri altezza. Nelle tende non c’è riscaldamento, si dorme circa a -10 -12 gradi, ma nella cucina comune sì, dove si mangia e si asciuga l’attrezzatura e i vestiti grazie ad una piccola stufa e ai fornelli con cui si prepara da mangiare e si scioglie la neve per creare acqua potabile.
Atomfjella è un massiccio montuoso caratterizzato da centinaia di pendii scoscesi 50°-55°gradi di pendenza e da cime incredibili, tra cui molte conosciute solo sulla cartina ma mai scalate o sciate. In questa stagione il sole non tramonta mai, semplicemente compie il suo giro da est ad ovest e lascia agli alpinisti la possibilità di avere sempre la luce. Il freddo è sempre molto pungente tra i -20 e i -25 gradi ma quello che può rendere davvero estreme le temperature è il forte vento che se arriva da nord davvero può tagliare con le sue raffiche a 70-80 km/h.
Oltre alle temperature che obbligano a dormire con tutte le batterie (macchina fotografica, go pro, satellitare) nel sacco a pelo; il vero pericolo sono gli orsi polari sempre a caccia in primavera dopo il buio e freddissimo inverno polare. Per questo grazie alla sapienza di Giovanni abbiamo creato con un filo da pesca e piccole penne che esplodono delle cariche simili alle scaccia-cani (rumore e lampo) un recinto intorno al campo base. Poi ovviamente il girare sempre insieme e con i fucili, non solo è consigliato, ma obbligatorio come ultima risorsa in caso di attacco.
Il giorno 27 aprile 2015 abbiamo sciato questo couloir 50°di pendenza, a sud sulle creste della montagna Solfjellet (1384 mt) a cui abbiamo dato il nome di Hakuna Matata. Giovanni grande viaggiatore in Africa , al campo base si dedica allo studio della lingua Swahili e ciò ci ha dato l’ispirazione!
Il 29 aprile 2015 con una giornata di sole stabile ci allontaniamo maggiormente dal campo base per andare a salire il Vestafjellet 1509 mt e scendiamo dalla cima da un couloir 50°mai sciato che Olav propone di chiamare Banana (vista la forma simile al frutto) con esposizione sud –sud est. Giornata stupenda ma lunga oltre 11 ore tra scalata, discesa e ritorno con le pelli al campo!
Il 30 aprile 2015 partiamo di buon ora a scalare la ripida parete di Neptun (1468 mt) dopo un lungo avvicinamento di più di due ore di marcia nella neve fino alla base della montagna. Salendo con piccozze e ramponi ci accorgiamo che sulle rocce a picco ai lati della parete sono arrivati gli uccelli artici per nidificare con il giungere della primavera. Ci accompagnano durante tutta la risalita. Proprio per questo mi viene in mente di chiamare la parete est-sud est mai sciata prima Artic Birds 50° di pendenza. È la sciata che mi ha entusiasmato di più vista anche la qualità della neve stupenda; vera polvere freddissima. Una giornata di vera gioia da condividere con gli amici di cordata!
1 maggio 2015: la montagna era sempre li davanti al campo base e aspettavamo solamente le giuste condizioni meteo e di neve per raggiungere la vetta. Con il binocolo dalle tende scrutavamo tra le pareti e i canalini dell’imponente Irvin Toppen (1563 mt) per cogliere si segreti e le migliori possibilità di nuove linee di discesa della montagna! Una giornata di sole talmente bella che nemmeno in cima abbiamo trovato il quasi sempre presente forte vento! Sciamo uno stretto canale 50°, come un labirinto tra le imponenti rocce e arrivati alla base della montagna dopo una sciata su una parete da sogno, non potevamo che chiamare la nuova linea di discesa Perfect Day! I tre amici ora sognano altre discese da sogno in terre poco esplorate. It’s only rock n’roll and skiing but I like it!”
Foto e testo courtesy of Federico Colli
Fonte: montagna.tv