Addio a Ermanno Salvaterra
Le Guide alpine, gli Accompagnatori di media Montagna e le Guide vulcanologiche italiane esprimono profondo cordoglio per la scomparsa del collega Ermanno Salvaterra e si stringono attorno alla famiglia e ai suoi cari. Forte alpinista, esperto della Patagonia e del Cerro Torre al punto di essere soprannominato “L’uomo del Torre”, era tra i nomi più noti dell’alpinismo italiano e non solo. Salvaterra, classe 1955, è morto il 18 agosto per un incidente occorso sul Campanile Alto, nelle Dolomiti di Brenta, le sue montagne di casa.
Lo ricordiamo con questo scritto della Guida alpina e Istruttore Maurizio Giarolli, caro amico di Ermanno e compagno di molte avventure.
Ermanno era un ragazzo entusiasta, un uomo che non ha mai smesso di giocare, di stupirsi delle cose, di rincorrere i sogni e inseguirli fino in fondo. Ci eravamo conosciuti nell’83 al campionato nazionale delle Guide alpine: era una gara di sci, io ero un ragazzino ed Ermanno non lo conoscevo, se non di nome. Vinsi e lui ci rimase male: un po’ perché era arrivato secondo, un po’ perché la gara era a casa sua, a Pinzolo, e ci teneva ancora di più, e poi perché aveva costruito un trofeo per il miglior tempo dedicato a un suo amico che era morto da poco. Insomma questo trofeo glielo portai via e quasi mi dispiaceva, però quando me lo consegnò insieme al padre del ragazzo a cui era dedicato, mi disse: “mi piaci, quando torno da Yosemite, tra un mese, voglio parlarti”. E da allora iniziammo a sentirci, finché dopo poco mi propose di andare con lui in Patagonia, cosa che accettai senza neanche pensarci.
Gara di sci: al centro Giarolli e Salvaterra
Abbiamo vissuto quasi una quindicina d’anni di avventure insieme su tutti i campi, praticamente in simbiosi: il KL (chilometro lanciato), le gare di coppa del mondo, la falesia e l’arrampicata, la Patagonia, l’amicizia con Andrea Sarchi, insomma è stato un periodo d’oro. Poi le strade si sono divise un po’: io ho cominciato a fare il direttore dei corsi Guida, sono rientrato un po’ nei ranghi, per così dire, Ermanno invece il suo periodo d’oro non lo ha mai chiuso, tanto che ancora adesso si preparava per tornare in Patagonia e provare a realizzare il suo sogno sulla parete Ovest della Torre Egger.
Ermanno era anche istruttore delle Guide alpine, nonché il mio istruttore nel passaggio da Aspirante a Guida. Però non faceva la Guida a tempo pieno: era un alpinista, un arrampicatore, ed era una Guida molto poco formale.
Ricordo un episodio dell’estate scorsa al Campanile Basso. Ermanno amava dormire fuori, andava nei rifugi ma non ci dormiva mai. Anche io, come faceva lui, quando accompagno i miei clienti storici sul Campanile Basso li porto a dormire sulla Via delle Bocchette, dove c’è un posto che noi chiamiamo il nostro “Grand Hotel”. Appunto l’anno scorso ero lì con un mio cliente: abbiamo cenato presto al rifugio Brentei e poi siamo andati sulla Via delle Bocchette per bivaccare col sacco a pelo, partire molto presto al mattino ed essere i primi. Al rifugio ero venuto a sapere che di lì a poco sarebbe arrivato anche Ermanno con un suo cliente, sapevo che avrebbe fatto la stessa cosa e così ho pensato: sbrighiamoci, così arriviamo per primi e gli freghiamo il posto migliore. E così è andata: quando è arrivato ci ha trovati già pronti per la notte, io e lui abbiamo fatto una piccola sceneggiata, uno show per giocare un po’, alla fine ci siamo abbracciati e anche i clienti hanno capito lo scherzo. Alla mattina, conoscendo le sue abitudini, l’ho fregato di nuovo e siamo partiti prima: quando ci ha visti passare lui era ancora nel sacco a pelo. Sono sicuro che, appena girato l’angolo, ha messo fretta al suo cliente e l’ha fatto correre per raggiungerci, peraltro Ermanno nella camminata non era uno che lasciava molto respiro a chi andava con lui. Alla fine abbiamo fatto la salita quasi appaiati e siamo arrivati in cima insieme: è stato molto bello, mi aveva promesso le foto di vetta ma non me le ha ancora mandate e non me le manderà più.
Nessuno gli stava al passo, era un irrequieto, correva sempre, come se il tempo non gli bastasse mai. Ermanno lo ricorderemo senz’altro per il suo grande entusiasmo, per la passione, per l’amore che nutriva per la Patagonia e per quel senso di avventura che per lui non aveva età.
Maurizio Giarolli
Giarolli, Sarchi, Salvaterra e Caruso. Insime nel 1985 firmarono la prima invernale del Cerro Torre
Nella foto in alto Giarolli e Salvaterra al bivacco sulla Via delle Bocchette l'anno scorso. Tutte le foto sono di Maurizio Giarolli.