Addio a Vincenzo Ravaschietto
Le Guide alpine italiane esprimono profondo cordoglio per la scomparsa del collega Vincenzo Ravaschietto, e si stringono attorno alla famiglia e ai suoi cari. Esperto e forte alpinista, “Vince”, come lo chiamavano gli amici, era tra i nomi più noti dell’alpinismo cuneese e non solo. Arrivato alla montagna dallo sci, cominciando a sciare da bambino, scoprì l’arrampicata con l’adolescenza e con gli amici, con cui scalava nella palestra di roccia di Borgo San Dalmazzo. Nel 1978 divenne maestro di sci e passò le selezioni per il corso per Aspiranti Guide alpine. Nel 1980 ottenne il titolo di Aspirante e due anni dopo di Guida alpina, mentre nel 1986 diventò Istruttore nazionale delle Guide alpine italiane, ruolo con cui rimarrà per sempre identificato nella memoria di molte generazioni di professionisti.
Lo ricordiamo con questo scritto della Guida alpina e Istruttore Andrea Sarchi, amico e compagno di molte avventure.
Caro Vince,
sarò breve con te perché so che così avresti preferito. Anche questa volta mi hai colto impreparato, come spesso facevi quando si condivideva la vita. Mentre ti scrivo questi pensieri mi trovo tra i mari del sud cercando di dare un finale degno alla mia esistenza.
Tu senza tante moine ci hai lasciato per il viaggio più avventuroso ammantato di mistero.
Posso dire che con te ho condiviso molto. L’alpinismo prima di tutto. Poi il percorso professionale iniziato un secolo fa al corso per diventare Aspirante Guida e proseguito con il modulo finale per ottenere il tanto agognato titolo di Guida Alpina che nel frattempo si era arricchito della qualifica di Maestro di alpinismo. Già in quelle occasioni ti ho ammirato per la tua estrema sicurezza e calma che ostentavi su tutti i terreni. Tu eri l’allievo, ma ne sapevi già un po’ di più dei tuoi istruttori. Poi venne anche per noi il momento di scavalcare lo steccato e di indossare i panni dei maestri.
Ti ho osservato in tante occasioni e amavo profondamente quella tua capacità di attirare l’attenzione senza bisogno di tante parole. Bastava il silenzio pensieroso, lo sguardo profondo e l’esempio dell’azione. La tua sciata era una pennellata da autore che meritava di essere ammirata in silenzio. Io so che gli allievi Guide che hanno avuto la possibilità di averti come maestro non ti hanno più dimenticato. Sapevi lasciare il segno.
Abbiamo condiviso l’impegno politico in seno ai collegi con l’intento di far crescere, di pari passo con i tempi, l’organizzazione e i metodi.
Anche in quell’ambito sei sempre riuscito a stupirmi con le tue lucide analisi. Quando c’era una discussione ti esprimevi sempre tra gli ultimi, dopo aver soppesato le differenti posizioni. Quando arrivava il tuo turno di parlare, ti si ascoltava volentieri. Facevi emergere intelligenza e saggezza. Quando noi longobardi decidemmo di separarci dal corso di formazione nazionale, tu ti arrabbiasti molto. Avevi vissuto quella decisione come un tradimento. Per qualche tempo addirittura non ci parlammo più.
Noi quel passo lo abbiamo fatto per essere liberi di crescere con le nostre personalità e le nostre risorse. Siamo diventati una squadra compatta con la voglia del confronto e dello scambio con tutte le altre realtà. Quando nacque l’idea di provare a occuparsi seriamente del Collegio nazionale e quindi del coordinamento delle Guide alpine italiane, in quel momento ci siamo ritrovati, caro Vince, e abbiamo ricucito con un filo tenace i vecchi strappi.
Quello è stato un periodo molto intenso, vecchio mio, pieno di ideali e di spinte all’azione. Forse molte idee erano delle illusioni, forse utopie. Tuttavia, sono certo che se oggi il Collegio nazionale rappresenta con fermezza la nostra nobile professione e le centinaia di giovani e meno giovani che esercitano con passione, il merito è anche tuo e di chi con te è stato sulle barricate in quegli anni.
Devo con dolore prendere atto che te ne sei andato, ma il ricordo di chi sei stato nel bene e nel male non si cancella. Ti prometto che, quando sarà passata la delusione per la tua assenza, ci troveremo noi, amici tuoi, a festeggiare e ci puoi giurare che ci sarai in mezzo a noi.
A presto Vince.
Andrea Sarchi