Est del Fitz Roy:difficile rinuncia per i Ragni
EL CHALTEN, Patagonia — Ci hanno provato ancora. Ma dopo 4 tiri hanno dovuto rinunciare, a causa delle condizioni della parete che non permettevano la salita così com’era stata progettata: in libera e in stile pulito. “La voglia, il cuore ci dice di salire in alto; la testa, la logica ci dice che non abbiamo chances per la vetta e che sarà una “ragliata” dall’inizio alla fine” racconta Matteo della Bordella.
“Un progetto nel quale avevo creduto tanto e investito tanto tempo ed energie, una linea misteriosa, avventurosa e mai ripetuta. Il sogno di scalare una delle più grandi e difficili pareti del mondo completamente in libera”. Così Della Bordella descrive la parete Est del Fitz Roy sulla via dei Ragni, obiettivo della spedizione partita dall’Italia qualche settimana fa.
Ma le condizioni della parete hanno costretto il gruppo alla rinuncia, dopo un ultimo tentativo condotto da Della Bordella con Luca Schiera e Silvan Stupbach. “Ci troviamo di fronte quello che avevamo immaginato e temuto guardando la parete – racconta Della Bordella – fessure bagnate e intasate di neve e ghiaccio”. Il gruppo decide quindi di scendere.
“Alla domanda qual è il futuro dell’alpinismo, ogni alpinista fornirà una risposta diversa – spiega Della Bordella in un bell’articolo apparso sul sito dei Ragni di Lecco-. (…) Da parte mia la risposta a questa domanda è che per me il futuro dell’alpinismo è salire le grandi pareti e le montagne con uno stile pulito e in arrampicata libera. Dove stile pulito significa “senza lasciare traccia”, possibilmente stile alpino, ma non necessariamente e arrampicata libera significa superare le difficoltà imposte dalla montagna contando solo sulla forza delle proprie mani, dita e piedi, utilizzando l’attrezzatura solo in caso di caduta, ma non per progredire. Con tutta quella neve e ghiaccio nelle fessure, l’arrampicata libera è qualcosa che ti puoi proprio scordare a priori. Con questo non voglio dire che la parete deve essere tutta asciutta, è normale che ci sia del ghiaccio o del bagnato e so bene che saper scalare sul bagnato è fondamentale per avere successo su questo tipo di parete. Ma quando è troppo è troppo. Quando al terzo tiro di quaranta stai già lottando con ghiaccio e neve dove 3 settimane prima eri passato “di corsa” ti rendi conto che qualcosa non va e che la situazione non può che peggiorare sui tiri successivi. D’altronde salire una parete del genere principalmente in artificiale era già stato fatto 40 anni fa, proprio da Casimiro Ferrari e soci! Con l’attrezzatura moderna noi abbiamo il potere e il dovere di andare più in là, fare qualcosa di nuovo rispetto al passato”.
fonte:montagna.tv