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Lombardia, Artva obbligatorio in tutte le aree innevate fuori dalle piste. Ed è bufera

MILANO — É entrata in vigore in Lombardia una legge regionale molto discussa, che interessa tutti coloro che fanno fuoripista, scialpinismo o semplicemente fanno un’escursione in alta quota calpestando la neve. Secondo la nuova norma è infatti resa obbligatoria la dotazione di apparecchi elettronici (Artva – apparecchio di ricerca in valanga) per tutti “gli utenti delle superfici innevate diverse dalle aree sciabili attrezzate”. Altrimenti, si rischiano multe fino a 250 euro.

La legge sta scatenando diverse polemiche. Si tratta della legge regionale 26 del 1° ottobre 2014, intitolata “Norme per la promozione e lo sviluppo delle attività motorie e sportive, dell’impiantistica sportiva e per l’esercizio delle professioni sportive inerenti alla montagna”. Al Capo III della norma sono definite le differenze tra aree sciabili, aree sciabili attrezzate e -genericamente- superfici diverse da queste ultime, nonchè le regole di comportamento degli utenti. Il comma 3 dell’articolo 14 impone che “gli sciatori fuori pista, gli escursionisti d’alta quota e gli sci-alpinisti devono inoltre munirsi di appositi attrezzi e sistemi elettronici per consentire un più facile tracciamento e il conseguente intervento di soccorso.”. La violazione di tale disposizione comporta l’applicazione di una sanzione da 25 euro a 250 euro. La legge – di cui vi invitiamo a prendere visione cliccando al link in calce – regolamenta anche diversi altri argomenti che ruguardano la montagna. Ad esempio la risalita dalle piste con gli sci o a piedi, la gestione degli impianti di risalita, l’esercizio della professione di maestro di sci o guida alpina senza i requisiti. Impone anche il divieto di lasciare rifiuti in montagna, anche questo con multe fino a 250 euro.

La notizia dell’obbligo dell’Artva, comunque, ha scatenato una bufera tra gli appassionati di montagna. Se da una parte questo obbligo va certamente in direzione di una maggior sicurezza e di una facilitazione dei soccorsi, d’altro canto solleva innumerevoli dubbi e perplessità: primo, avere con sè l’Artva, non implica il saperlo utilizzare correttamente. Secondo, chi e come dovrebbe occuparsi del controllo degli escursionisti. Terzo, la vastità e la varietà degli ambienti che la parola “superfici innevate diverse dalle aree sciabili attrezzate” va a comprendere: significa che anche chi, d’estate, fa un’escursione ai bordi di un ghiacciaio deve avere con sè l’Artva? Che lo deve avere anche chi porta il bimbo a fare una discesa col bob su un prato innevato vicino casa? Le perplessità riguardano anche i maggiori enti che si occupano di montagna come Cai, Cnsas e Guide Alpine, nessuno dei quali pare essere il promotore di questa norma. Erminio Quartiani, delegato per le relazioni istituzionali del Cai e personalità politica di spicco visto che ha presieduto per otto anni il Gruppo Parlamentari Amici della Montagna, ha così commentato la legge ai nostri microfoni: “Certamente è cresciuta la frequentazione della montagnain ambiente libero e soprattutto in inverno assistiamo a qualche atteggiamento spericolato, che provoca incidenti o danni. Ma questo non può giustificare l’intervento di tipo repressivo: occorre prevenire, e quindi fare formazione, organizzare momenti di incontro per i frequentatori della montagna, spiegare cosa portare con sè e come muoversi. Bisogna “socializzare” la frequentazione della montagna e fare in modo che coloro che ci vanno trovino occasione e ooportunità di comprendere che in montagna non ci si va come se si passeggiasse su un marciapiede di città”. “Credo sia una legge da rivedere – prosegue Quartiani -.

Ci saranno senza dubbio problemi seri ad obbligare alpinisti e sciatori in ambiente libero ad adottare una strumentazione che sicuramente per la sicurezza ciascuno dovrebbe utilizzare, ma per principio personale, non per una legge che ti obbliga ad avere l’Artva in tasca. Non credo si debbano mettere carabinieri o polizia fuori dalle piste e utilizzare le forze dell’ordine per questi scopi. Certo che è un problema la sicurezza. Ma non si risolve così. In montagna bisogna avere conoscenza e coscienza e queste si formano frequentando questi ambienti e chi ha esperienza. Un esempio su tutti la giornata Sicuri con la neve del Cnsas e del Cai che si è tenuta domenica scorsa”.

 

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fonte: montagna.tv



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